Inizio dicendo……… ” Spero di essere una di loro, e spero di essere anche un po’ pastore!”

 La mia pittura è la storia della mia vita e, nella speranza di essere solo a metà del mio cammino, vorrei continuare a raccontare emozioni, fatti, luoghi, amori.

 Amore per ciò che di più bello abbiamo e che riusciamo a far si che echeggi nell’eternità, la bontà.

 Sopra ogni cosa, nella mia vita come nella mia pittura c’è una ricerca spasmodica della verità, della giustizia, della bellezza dell’armonia e della spiritualità che avvolge ogni particella vivente.

 Racconto attraverso le mie pecore, fatti come concetti filosofici, spesso in chiave allegorica, passando attraverso di esse per esprimere pensieri che riguardano me o l’uomo in generale.

 Iniziò tutto quando da piccola mi fermavo a osservarle, e mi rendevo conto di quanta poesia trovassi in quello che vedevo, come se la mia vista andasse oltre le immagini.

 Questi animali, considerati stupidi e vuoti dalla maggior parte degli uomini, a me apparivano in un modo totalmente diverso.

 M’ispiravano tanta dolcezza e tanta tenerezza, tutte insieme a formare una grande macchia bianca, in cerca di quiete, all’ombra degli ulivi secolari,vicino a un torrente di acqua limpida,in una vasta area verde come in un  mare,condotte e vegliate dal loro unico padre, il loro pastore.

 Cominciai così a raffigurarle cercando di suscitare la stessa delicatezza e la stessa armonia che mi rimaneva come un ricordo emotivo.

 La mia curiosità si spinse oltre, nel tempo e cominciai a cercare, per esempio, nella bibbia, come fu utilizzata la figura della pecora , del pastore e quanto fosse importante il significato a loro attribuito.

 Noi siamo le pecore e noi tutti siamo alla ricerca di un buon pastore, di colui che ci fa sentire sicure, di colui che ci protegge e che ci conduce nei verdi pascoli e ci fa riposare all’ombra di un ulivo vicino a un torrente di acqua fresca e limpida!

 Nei miei lavori si vedono spesso agnelli, pecore, come greggi in movimento, guidati come su sentieri giusti, piste che portano a buon fine, dove la figura del pastore spesso s’intuisce e basta.

 Talvolta rappresento la pecorella smarrita, che guarda il suo gruppo da lontano e che forse, anche se si deve solo intuire, non lo raggiungerà mai.

Chi di noi, io per prima, non si è mai sentito intimamente così?

Io più volte mi sono sentita così e nelle mie rappresentazioni c’è  ed è visibile la tensione e l’ansia che percorre la tela.

 Quando dico all’inizio che nell’arco della mia esistenza, vorrei sentirmi anche un po’ pastore, lungi da me pensare di sostituirmi o voler somigliare anche lontanamente al padre mio, ma ciò che intendo dire è che nell’ambito famigliare mi piacerebbe essere una buona guida, soprattutto per i miei figli… le mie pecorelle!

Talvolta la metafora racconta anche fatti drammatici, capitolo cinquantatre Isaia:    

Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.”

 Ne potrei citare tanti di versi, in cui si mostra in modi differenti l’immagine della pecora.

Nell’antico testamento se ne parla in modo letterale. Nel nuovo testamento se ne parla spesso in senso figurato.

 E’ sorprendente il fatto che se ne parla sempre come di un animale abbastanza intelligente. Le pecore vedono, sentono, pensano e imparano come tutti gli animali. Ogni animale ha un differente livello d’intelligenza, in modo molto simile agli uomini.

 Spesso, più è grande l’appetito dell’animale e maggiore è l’impegno che impiega per ricevere la sua ricompensa di buon cibo. Quindi sia benedetto l’affamato e l’assetato per virtù.

 Io più approfondisco e più le paragono metaforicamente agli uomini di natura umile e di poche pretese, protese all’ascolto delle cose buone.

 Quindi la mia pittura è una sorta d’inno alle persone buone, che nell’abbandono e nella fiducia della loro guida ritrovano l’essenza della loro stessa natura.

La Pecora… l’Uomo

Il labirinto… La Vita
Spesso l’entrata è una , a volte sono molte, ma l’attenzione non è volta nè al numero delle entrate nè tanto meno alla sua forma.

Oggi la mia visione del labirinto è lo specchio di un intimo bisogno di ordine e chiarezza.
Potrebbe essere anche un labirinto tracciato a mano libera, senza angoli, morbido e casuale, come la vita stessa.
In mille modi può essere raffigurato da me , ma l’occhio e l’attenzione cadrebbe sempre al suo centro, alla sua fine,…. questo importa.

La vie che si vanno a disegnare possono essere molte ma solo una è quella maestra, solo una è quella giusta, solo una è quella che porta alla serenità e alla luce. Come premio.
Le altre sono specchio per le allodole, sono vicoli ciechi, vie di non ritorno, strade buie, in cui spesso ci si perde o dalle quali si è costretti a tornare indietro.

La giusta via è lì, la puoi sempre vedere, se vuoi e ritornare sui tuoi passi.
Le parole ti nutrono e ti conducono, proteggendoti per tutto il viaggio.

 Concludo ringraziando tutti coloro che sulla terra lasciano la traccia di buoni pensieri .

 

 

 

 

LUCIANA GALLO